|
La mostra dell'arte degenerata
Con l'avvento del nuovo regime nazionalsocialista in Germania, i Nazisti iniziarono
un programma di pulizia etnica anche nell'ambito dell'arte,"epurando" i musei
tedeschi da tutte le opere moderne: cubiste,
espressioniste, dadaiste, astrattiste e primitiviste.
Otto Mueller, Due zingare
in una stanza..., 1927
San Francisco, Fine Arts Museum |
Marc Chagall, Autoritratto con sette dita,
1912-13, Amsterdam, Stedelijk Museum |
Vennero confiscate più di seimila opere, tra
quadri e sculture, in parte destinate al rogo, in parte vendute all'asta a musei americani
e svizzeri e in parte esposte al pubblico ludibrio nella mostra di Arte degenerata. In questa mostra, inaugurata da Hitler
nel 1937, le opere erano accompagnate da scritte dispregiative e dal prezzo ovviamente
"altissimo", che i musei avevano precedentemente pagato agli "speculatori
ebrei". L'esposizione si proponeva di mostrare al pubblico quei generi artistici non
ammessi dalla nuova "razza superiore", definiti appunto come
"degenerati". L'apertura dell'esposizione avvenne il giorno dopo l'inaugurazione
di una Grande Rassegna di arte Germanica, che comprendeva invece opere gradite al regime.
Per effetto indesiderato, e per questo destinato a diventare un boomerang, la mostra di
arte degenerata ebbe un successo di gran lunga maggiore di quella di arte ufficiale; la
sua apertura dovette essere prolungata ed il pubblico (si conteranno alla fine più di un
milione duecentomila persone) fu costretto a lunghe attese prima di vederla, attratto
soprattutto dallo scandalismo per il quale essa era stata vietata ai più giovani. Il
risultato di tale programma fu l'enorme pubblicità all'estetica "degenerata",
destinata a diffondersi ovunque a distanza di pochi anni, a regime nazista finito.
Otto Dix,Il fiammiferaio, 1926, Berlino,
Nationalgalerie |
George Grosz, i Ladri della società, 1920, Stoccarda,
Staatsgalerie |
Max Beckmann, Carnevale, 1925, Düsseldorf,
Kunstmuseum |
Arte e cultura nel regime nazionalsocialista
I nazionalsocialisti cercarono di riformare lintera cultura e di assoggettarla alla
loro ideologia, con un regime totalitario ed una cultura omologata dallapparato di
potere nazionalsocialista. Il nuovo uomo-modello doveva corrispondere allideale
razzista e divenne il soggetto caratteristico e dominante dellarte
nazionalsocialista. La visione artistica del Terzo Reich è fedelmente rispecchiata nei
quadri di Arno Breker.
Culto del corpo, unità razziale e forza militare costituiscono la base dellideale
dei nazionalsocialisti.
La nuova cultura unitaria,con la riunione di tutti i cittadini nella cerchia della Corte
Imperiale Culturale, distrusse la molteplicità culturale in Germania. Lastensione
da tale organo significava il divieto a numerosi letterati, ebrei, democratici e artisti
di svolgere la propria attività.
Poiché Hitler si sentiva particolarmente competente nel settore dellarte e
dellarchitettura, intervenne in modo smodato nelle attività artistiche: impose
lannientamento di ogni influsso stilistico moderno internazionale, che doveva essere
schiacciato dalla rappresentazione del patetico eroismo dellanima e del corpo.
Dal discorso di Adolf Hitler
durante il congresso sulla cultura, 1935
"Sono certo che pochi anni di governo politico e sociale nazionalsocialista
porteranno ricche innovazioni nel campo della produzione artistica e grandi miglioramenti
nel settore rispetto ai risultati degli ultimi anni del regime giudaico.
(
) Per raggiungere tale fine, larte deve proclamare imponenza e bellezza e
quindi rappresentare purezza e benessere. Se questa è tale, allora nessunofferta è
per essa troppo grande. E se essa tale non è, allora è peccato sprecarvi un solo marco.
Perché allora essa non è un elemento di benessere, e quindi del progetto del futuro, ma
un segno di degenerazione e decadenza. Ciò che si rivela il "culto del
primitivo" non è espressione di unanima naif, ma di un futuro del tutto
corrotto e malato.
(
) Chiunque ad esempio volesse giustificare i disegni o le sculture dei nostri
dadaisti, cubisti, futuristi o di quei malati espressionisti, sostenendo lo stile
primitivista, non capisce che il compito dellarte non è quello di richiamare segni
di degenerazione, ma quello di trasmettere benessere e bellezza. Se tale sorta di rovina
artistica pretende di portare allespressione del "primitivo" nel
sentimento del popolo, allora il nostro popolo è cresciuto oltre la primitività di tali
"barbari".
John Heartfield
Adolf, l'Onnipotente:
ingoia oro e parla acciaio
Fotomontaggio,1932
(Adolf.Il superuomo,
Ingoia oro e vomita sciocchezze) |
John Heartfield
Adolf Hitler allo specchio
Fotomontaggio, 1933
(La crisi. Specchio delle mie brame,
chi è il più forte del reame?) |
Dal discorso di Joseph Göbbels
Göbbels fu un ben strano personaggio, in un primo tempo ammiratore di pittori moderni,
poi tutti violentemente rigettati. Göbbels, dopo aver accennato qualche velleità
d'indipendenza artistica, si schiera prontamente, e con opportunismo, dalla parte di
Hitler. Preoccupato per la propria posizione in seno all'equipe dirigente, onde evitare
critiche che lo avrebbero fatto cadere in disgrazia, egli appoggia il Führer e lo difende
accanitamente nei suoi principi per un'arte ariana e antisemita. Così anche per Göbbels
l'espressionismo, il primitivismo, il cubismo ed ogni altra forma d'arte moderna e
d'avanguardia diventano bersagli di violenti attacchi.
"Dalla presa del potere ho lasciato quattro anni di
tempo alla critica darte tedesca per orientarsi in base ai principi del
nazionalsocialismo. Dato che neanche lanno 1936 ha segnato un miglioramento in
questo senso, proibisco da oggi una continuazione della critica darte nella forma
adottata finora. Al posto della critica darte esistita finora da oggi viene
istituito il resoconto darte, e il redattore darte al posto del critico
darte. Il resoconto deve essere molto più una descrizione di
uninterpretazione, quindi un omaggio. (
) . Esso richiede cultura, tatto,
adeguato animo e rispetto per il volere artistico. (
) Allinterno delle liste
dei lavori della stampa tedesca la carica del redattore darte è legata ad
unautorizzazione particolare, la quale a sua volta è dipendente dalla dimostrazione
del possesso di una sufficiente conoscenza del campo artistico allinterno del quale
il redattore sarà attivo prossimamente."
Arte
degenerata
Nel 1937 a Monaco i nazisti organizzano unesibizione di quella che loro chiamavano Entartete Kunst, cioè arte degenerata. Lo scopo
della mostra è quello di far sapere ai tedeschi che certe forme e generi artistici non
sono accettati dalla razza superiore, quest'arte è degenerata in quanto ebraica,
bolscevica o comunque di razza inferiore. Qualsiasi cosa che non rientri
nel modo di pensare di Hitler è considerato "degenerato", perché larte
deve esaltare lo stile di vita ariano. Gli autori delle opere proibite, dichiarati malati,
sono per la maggior parte espressionisti, proprio quegli
artisti che oggi tutti riconoscono come personalità di spicco: Ernst Barlach, Max
Beckmann, Otto Dix, Wassily Kandinsky, Paul Klee, Käthe Kollowitz, Max Liebermann, Ernst
Ludwig Kirchner, Emil Nolde, Edward Munch e molti altri senza escludere "il più
degenerato degli artisti", Pablo Picasso.
Inaugurata da Hitler e Göbbels, l'esposizione è accompagnata da un catalogo illustrato,
che in un capitolo introduttivo spiega i fini di siffatta manifestazione e presenta
l'insieme delle opere raggruppandole sotto vari temi, ad esempio: "Manifestazioni
dell'arte razzista giudaica", "Invasione del bolscevismo in arte", "La
donna tedesca messa in ridicolo", "Oltraggio agli eroi"," I contadini
tedeschi visti dagli ebrei", "La follia eretta a metodo" o
"La natura vista da menti malate".
Manifesto ufficiale della mostra d'Arte degenerata,
Monaco, 1937 |
Copertina del catalogo della mostra d' Arte degenerata |
Manifesto ufficiale della mostra della Musica
degenerata, 1938 |
Le tele esposte sono circondate da slogan che puntano a metterle in ridicolo, e
accompagnate, a titolo di confronto, dai disegni di malati mentali internati.
La mostra dà inizio ad una serie d'eventi artistici nella Germania di quei tempi, che
risultano un metodo molto efficace per condizionare lopinione generale. I nazisti,
con sapiente regia ed efficace suggestione propagandistica, distruggono alcune opere
darte in pubblico, così da creare quelli che spregiativamente vengono appellati
"martiri". Il modo in cui lo fecero funzionò e così tutta larte
d'avanguardia venne etichettata come incomprensibile.
Con la salita al potere del partito nazionalsocialista nel 1933, in Germania, era già
stata proibita lesposizione di qualsiasi opera delle avanguardie in musei pubblici e
gallerie darte e gli artisti erano stati messi sotto sorveglianza.
La repressione culturale raggiunse il suo culmine nel 1937, con la mostra di cui ci
occupiamo, nella quale furono esposte oltre 650 opere precedentemente confiscate, di 112
artisti che i nazisti consideravano decadenti. La maggior parte delle opere doveva la sua
etichetta di degenerata al fatto di provenire da artisti di sinistra, o semplicemente a
causa della loro visione antinazista. Altri artisti vennero considerati degenerati per via
delle loro origini ebraiche.
Lesposizione delle opere della Entartete Kunst
aveva come scopo quello di mostrare al popolo quale forma darte veniva da quel
momento in poi riconosciuta come "accettata" e quella invece
"degenerata", non ammessa alla nuova cultura. Oggi essa ci dà un quadro
dellintollerante mentalità imposta da Hitler durante il regime nazionalsocialista e
della ingiusta svalutazione che egli ha fatto di notevoli personalità e di affascinanti e
singolari movimenti artistici, che oggi vengono ancora o nuovamente studiati ed ammirati.
Dal discorso di Hitler per
l'inaugurazione della "PRIMA GRANDE ESPOSIZIONE DI ARTE TEDESCA"
In questa prima mostra della nuova arte tedesca vennero esposte opere d'arte
contemporanea che rispecchiavano il nuovo ideale nazionalsocialista, venerato durante la
dittatura di Hitler. Queste opere erano in contrapposizione con quelle della Entartete
Kunst; infatti erano destinate a rappresentare la bellezza e il benessere del nuovo
regime.
Questo discorso richiama la mentalità imposta da Hitler.
Völkischer Beobachter, 19 luglio1937
"Vorrei quindi, oggi in questa sede, fare la seguente constatazione: fino
all'ascesa al potere del Nazionalsocialismo c'era in Germania un' arte cosiddetta
"moderna", cioè, come appunto è nell'essenza di questa parola, ogni anno
un'arte diversa. Ma la Germania nazionalsocialista vuole di nuovo un' "arte
tedesca", ed essa deve essere e sarà, come tutti i valori creativi di un popolo,
un'arte eterna. Se invece fosse sprovvista di un tale valore eterno per il nostro popolo,
allora già oggi sarebbe priva di un valore superiore.
Quando fu posta la prima pietra di questa casa, ebbe inizio la costruzione di un tempio
non alla cosiddetta arte moderna, ma una vera ed eterna arte tedesca, o meglio: si erigeva
una sede per l'arte del popolo tedesco non per una qualche arte internazionale del 1937,
'40, '50 o '60.
Perché l'arte non trova fondamento nel tempo, ma unicamente nei popoli.
L'artista perciò non deve innalzare un monumento al suo tempo, ma al suo popolo. Perché
il tempo è qualcosa di mutevole, gli anni sopravvengono e passano. Ciò che vivesse solo
in grazia di una determinata epoca dovrebbe decadere con essa.
Questa caducità dovrebbe toccare non solo ciò che è nato prima di noi, ma anche ciò
che oggi nasce davanti ai nostri occhi o che solo nel futuro troverà la sua forma.
(...)
Fritz Erler
Ritratto del Führer
Ubicazione sconosciuta
|
John Heartfield
Come nel Medioevo...
così nel Terzo Reich
Fotomontaggio del 1934
(Aufs Rad geflochtener Mann
in einer Alten Stiftskirche
in Tübingen)
|
Sappiamo dalla storia del nostro popolo che esso si compone
di un certo numero di razze più o meno differenziate, che nel corso dei secoli, sotto
l'influsso plasmante di un nucleo razziale dominante, hanno prodotto quella mescolanza che
oggi noi abbiamo dinanzi agli occhi appunto nel nostro popolo.
Questa forza che un tempo plasmò il popolo, che perciò tuttora agisce, risiede nella
stessa umanità ariana che noi riconosciamo non solo quale depositaria della nostra
cultura propria, ma anche delle antiche culture che ci hanno preceduto.
Questa formula di composizione del nostro carattere nazionale determina la poliedricità
del nostro specifico sviluppo culturale, come anche la naturale parentela che ne deriva
con i popoli e le culture dei nuclei razziali simili appartenenti alla famiglia dei popoli
europei. Tuttavia noi, che viviamo nel popolo tedesco il risultato finale in questo
graduale sviluppo storico, auspichiamo un'arte che anche al suo interno tenga sempre più
conto del processo di unificazione di questa compagine razziale e di conseguenza assuma un
indirizzo organico ed unitario".
|