LA NEBBIA BRUNA DELL'INVERNO
messa in scena di Marco M. Pernich
con la collaborazione di Marco Boarino
e la canzone originale di Dario Lupi
testo del Laboratorio Teatrale di Base del Liceo Berchet
liberamente ispirato a
"Assassinio nella cattedrale" di T.S Eliot
con contributi di altri testi e autori
interpretato dal Laboratorio Teatrale di Base del Liceo Berchet
"I mezzi giustificano il fine"
Ghandi
Tutti sanno di quale materia si fa tema nel famoso dramma in versi di Eliot
"Murder in the Cathedral" e non c'è che non veda come la vicenda del vescovo di
Canterbury Thomas Beckett diventi facilmente metafora ed esempio universale: basta pensare
all'arcivescovo Romero trucidato nella cattedrale di San Salvador mentre diceva messa una
quindicina di anni fa. Ma non solo di questo si fa questione nel testo: certo la
prevaricazione del potere che si esercita con la forza e non con la giustizia è e resta
un tema scottante della Storia e della nostra attualità: ma nello stesso tempo il testo
di Eliot mette anche in questione un'idea di uomo e di crescita spirituale dell'uomo fino
a un'idea di "santità" intesa innanzitutto non come gloria personale ma come
servizio ad una comunità.
In questo senso in un tempo di ricorrenti materialismi ed egoismi tempo in cui sembra
andare progressivamente perduta qualunque idea di comunità e di collettività e qualunque
idea di una dimensione non edonistica materialistica vuotamente pragmaticista di
"uomo" e di "vita" ci è sembrato importante concentrare la nostra
attenzione su un tema apparentemente inattuale ma che proprio per la sua inattualità è
contemporaneo all'anima di ciascuno di noi al di la delle stesse diverse fedi in Dio o
delle fedi tout court.
Dunque una comunità fa memoria del suo eroe - in questo caso del suo Vescovo-
tanto atteso un giorno e oggi celebrato con una cerimonia di memoria che è e non è al
tempo stesso una messa in suffragio. La gente di un popolo in fondo senza tempo, che può
essere uno ieri che s'inabissa nei secoli o recentissimo e appena svanito sotto i nostri
stessi distratti occhi, o un oggi bruciante se il nostro non fosse tempo di smemoratezze,
racconta e ricorda si contraddice e discute vedendo il ricordo costantemente riformularsi
o riprogettarsi nell'atto stesso di ricordarlo. Ma se le diverse versioni si contraddicono
sulla festa dell'arrivo sulla meteorologia della giornata persino sull'aspetto fisico del
Vescovo ogni dubbio vien meno quando si fa largo il racconto delle prove materiali e
metafisiche al tempo stesso che Beckett ha dovuto affrontare: le tentazioni del potere e
della vanità della seduzione e di una perversa innocenza e persino la tentazione della
vanagloria del martirio prendono l'aspetto un po' inquietante di episodi che trasformano
l'altare in palcoscenico -o forse il palcoscenico in altare- e si ripetono sotto i nostri
occhi come trappole che in fondo ci riguardano anche se nessuno di noi ha il ruolo di un
Beckett. E' vero però che ciascuno di noi si trova a tratti a dover scegliere e la
tentazione di servirsi di mezzi illeciti per nobili scopi è forte e umana.
Beckett -e Eliot- pone la questione in modo radicale -e per certi versi anticipa il
Calvinismo e la massima kantiana "agisci sempre come se la regola che guida il tuo
agire potesse essere regola universale".
Così la scelta del Vescovo va nella direzione di un NO radicale persino alle
lusinghe insidiose del sapersi in grado di fare il bene per molti che però per ciò
stesso indica una coscienza e ammissione della propria superiorità. Noi non sappiamo se
questa sia la scelta più giusta e nobile. Forse a volte chi ci sta intorno chiede di
essere guidato e alleggerito dal peso di dover prendere decisioni impossibili o combattere
battaglie radicali. Forse la scelta di Beckett-giusta in astratto- finisce coll'essere
essa stessa una scelta disumana per lui ma anche per suo popolo quello che commosso e un
po' confuso fa memoria del suo Arcivescovo barbaramente assassinato sull'altare.
Ecco questo dubbio e le altre mille domande che hanno trovato posto nel percorso di
lavoro molte delle quali sono riflesse nei testi dello spettacolo proponiamo al pubblico
che è venuto ad ascoltarci come un gruppo che pone in questione per una comunità temi
che quella comunità riguardano.