LA RICERCA DI ELIA

messa in scena di Marco M. Pernich
con la collaborazione di Marco Boarino
e le musiche originali di Dario Lupi
drammaturgia del Laboratorio Teatrale Avanzato del Liceo Berchet

interpretato da
Bruna Barbara Livia Michele Flavia Valeria Silvia Francesca Chiara Giulia Anna Viviana Francesca Giulia Barbara Linda Vincenzo Federica Camillo Ludovica Carlotta Maria

testi della Bibbia, di M. Masson, R. Falsini, P.D.M. Turoldo, M. Buber
e dallo Zohar - il Libro dello Splendore


In un tempo trionfante di materialismo in una società che sembra non dar più nessun valore a ciò che non può pesare vendere e comprare, in un momento in cui la grettezza della volgarità dell'egoismo della sopraffazione sembrano affermarsi come valori praticati e condivisi: e in un tempo in cui viceversa sale forte la richiesta di una nuova spiritualità -che però troppo spesso s'avvia su strade facilistiche per scorciatoie fasulle, o peggio per un aforma di nuova mercificazione e quindi alienazione anche dell'anima (vedi la cosiddetta New Age; in un tempo così abbiamo sentito forte la necessità di riflettere su quelli che potremmo chiamare "beni dello spirito" non per un nostalgico ritorno a valori tramontati -giustamente e inevitabilmente- me per una necesità di equilibrio, formazione interiore, crescita personale.
In questa ricerca abbiamo incontrato il libro di Masson -che insegna filologia ebraica a Parigi III- "Elia o l'Appello del Silenzio" dove interpretando in maniera moderna tre parole ebraiche -kol demama dacca- svela un'interpretazione possibile del "ciclo di Elia" come percorso di ascesi spirituale del singolo uomo alla ricerca del divino che c'è nell'uomo - paradossalmente prescidendo persino dall'esistenza di Dio.
Di colpo una vicenda tutto sommato sconclusionata -Primo e Secondo Libro dei Re- piena di avvenimenti esteriori e contraddizioni, tutta terrena e sanguigna ma attraversata da improvvisi segnali della presenza o nostalgia dell'Assolutamente Altro ha preso un senso per noi uomini moderni alle soglie del nuovo millennio. Come se di colpo alcuni archetipi s'illuminassero ai nostri occhi e gettassero luce su alcuni aspetti della nostra quotidianità e delle domande spesso radicali che in adolescenza ci si pone.
Di qui parte il nostro lavoro che comincia a prendere la forma di una ricerca -la Ricerca di Elia- che è una ricerca del divino che ci abita nella differenza delle fedi -nel gruppo ci sono ragazzi di religione diversa- delle convinzioni ideologiche o delle visioni della vita.
Per far intuire almeno la possibilità di un diverso rapporto con la realtà meno compromesso con la superficilaità dell'economia della mercificazione della gigantesca finzione per cui solo nel consumare è qualche tipo di soddisfazione o di gratificazione. E per riaprire innanzitutto per noi la possibilità di uno sguardo più ampio, non necessariamente più facile o meno severo, che rimetta al centro l'uomo come crescita spirituale e interiore che delle cose si serve ma delle cose non è schiavo.

Il percorso di lavoro. La nostra ricerca della possibile forma "teatrale" di un lavoro che nelle sue stese premese sembra contraddire ogni ipotesi di teatralità o teatralizzazione possibile ci ha condotto dapprima ad un approfondimento di tematiche culturali e quindi a contestualizzare dal punto di vista storico e archeologico il testo biblico; poi ad esplorarlo dal punto di vista semantico e quindi a cercare di comprendere il genere letterario utilizzato dall'agiografo ed i riferimenti simbolici - anche in relazione alle altre religioni e mitologie presenti nella religione; poi a cercare di vederne i significati storico-culturali e storico-filosofici ed in particolare il concetto di "soggetto" nel suo nascere e svilupparsi storico; e infine nel confronto astratto con altre forme di ascesi appartenenti ad altre religioni o addirittura a pensieri a-religiosi.
poi è incominciato il lavoro di ricerca sulla scena attraverso una serie di percorsi di avvicinamento al nostro sfuggente e inafferrabile oggetto che ci ha progressivamente portato a individuare la nostalgia il senso di mancanza il rimpianto per una totalità epica ed il bisogno di ascesi come crescita spirituale di ciascuno di noi che ci stà conducendo all'individuazione di forme particolari legate al movimento e alla musica prima che alle parole verso uno spettacolo che non vuole "sceneggiare" la Bibbia nè illustrarla ma il cui centro diventa sempre di più la "nostra" ricerca di Elia, un Elia che è sempre "un po' più in là" e che ogni volta che ci sembra di averlo raggiunto sembra che ci sussurri che "non è lì".
Da tutto questo quindi l'impostazione di un lavoroche cerca di esere fortemente evocativo perchè ha il suo centro proprio in ciò che "non si può dire" ma solo fragilmente e incertamente "evocare".

La drammaturgia nasce da un lavoro collettivo del gruppo coordinato dall'esperto e la regia raccoglie le improvvisazioni più significative e sviluppa gli aspetti più interessanti emersi dal lavoro comune di ricerca in scena.

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