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La struttura amministrativa imperiale

 

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Nell’antica Roma il passaggio dall’età repubblicana a quella imperiale avvenne senza rumore e senza traumi. La popolazione, esausta da decenni di guerre civili, ben accettò le istanze di ordine e pace avanzate da Ottaviano che parevano non mettere in discussione l’autorità delle tradizionali istituzioni repubblicane. Senato, magistrature e assemblee popolari, pur continuando a esistere a livello nominale nella medesima forma, vennero invece progressivamente esautorate del potere esercitato nei secoli precedenti. L’imperatore, circondato da fedeli funzionari, concentrò su di sé le principali cariche del potere, acquisendo una sorta di ben mascherata onnipotenza politica.

 

 

 

 

La tetrarchia di Dioclezianoimg63.jpg

Nel corso del III secolo l'impero romano attraversò una crisi profonda, caratterizzata da uno stato di grave debolezza militare e politica e di caos amministrativo e istituzionale. A questa situazione di continui disordini e di guerra civile, aggravata dalle spedizioni di barbari che premevano ai confini, con imperatori eletti o deposti dalle legioni senza che il senato riuscisse a imporre la propria volontà (fenomeno che passò alla storia come "anarchia militare"), tentò di mettere fine l'imperatore Diocleziano con l'istituzione della tetrarchia, un sistema di governo a quattro che aveva lo scopo di ripristinare l'ordine entro i confini dell'impero impedendo le lotte per la successione e assicurando un funzionamento efficiente del potere imperiale. L'impero fu suddiviso in quattro prefetture governate da due imperatori con il titolo di augusto (Diocleziano e Massimiano) e da due cesari, associati al potere dai primi (Galerio e Costanzo Cloro). La riforma di Diocleziano non diede tuttavia i risultati sperati: alla morte dell'imperatore si scatenarono nuovamente sanguinosi conflitti per la successione.