img3.gif

 

 

empty image

13 dicembre 2002

MENSILE D'INFORMAZIONE E LIBERO DIBATTITO

direttore Federico Longobardi

empty image


empty image
   HOME
empty image
empty image
   NOVITA'
empty image
   REDAZIONE
empty image
   FORUM del BERCHET
empty image
   NEWSLETTER
empty image
empty image
empty image
   LEGGI IL GIORNALE

   HP BERCHET

empty image

 

 RUBRICHE

 

 RICERCA IN ARCHIVIO

 

 I VOSTRI MESSAGGI

 

login
password

 


L'Europa si allarga ad Est

a cura di Francesco Soldani e di Tommasto Canetta

Nel recente susseguirsi di drammatici eventi, nazionali e internazionali, una notizia molto importante per il nostro futuro è passata pressoché sotto silenzio: l’allargamento ad est dell’Unione Europea. Questa fondamentale istituzione, che ha la sua simbolica data di nascita nel 1950, subì alcuni sostanziali allargamenti negli anni Settanta ed Ottanta, sino a giungere a constare di 15 membri; dal 1993 col trattato di Schengen fra 15 paesi (ossia tutti quelli dell’Unione tranne l’Inghilterra e l’Irlanda, ed inoltre la Svezia e l’Islanda, che non ne sono parte) non esistono più dogane, e dal primo gennaio 2002 circola un’unica moneta in ben 13 paesi. A questo ampliamento si opponevano fino a poco fa vari stati: ad esempio, la Germania, che fornisce buona parte dei fondi comunitari, non voleva pagare ancora di più, mentre la Francia, destinataria di cospicui incentivi per l’agricoltura, si rifiutava di vedere i propri finanziamenti ridotti. Anche l’Irlanda era dubbiosa, tanto che, temendo che gli euro a lei destinati fossero dirottati sui nuovi membri, aveva in un primo tempo bloccato l’espansione dall’Unione con un referendum. Adesso, con l’esito positivo della seconda votazione in Irlanda, e la conseguente ratifica del trattato di Nizza, molto presto (forse già nel 2004) saranno ammessi altri dieci stati. Oltre a questi (Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia, Ungheria, Rep.Ceka, Slovacchia, Slovenia, Malta e Rep.Greco-cipriota), anche la Bulgaria e la Romania hanno un’opzione per entrare in Europa nel 2007; non è invece ancora stata presa in considerazione la candidatura della Turchia. E’ fondamentale osservare che ben sette di questi paesi appartenevano al Patto di Varsavia, e che le tre repubbliche baltiche erano addirittura parte dell’URSS sino alla caduta del muro di Berlino: questo fa sì che paesi sino a quindici anni fa ritenuti nemici siano ora considerati sullo stesso piano del vecchio blocco occidentale. Con questo rivoluzionario allargamento viene meno dunque la tradizionale diffidenza verso l’est ex-comunista, che è tuttavia solo un retaggio degli ultimi sessant’anni; infatti le vicissitudini di queste due parti di un medesimo continente, divise dal dopoguerra sino ad oggi, sono state in precedenza sempre fortemente legate: basti ricordare l’espansione dell’Impero Romano, le vicende dell’ordine teutonico o le imprese di Napoleone. A dire il vero, anche in quest’ultimo periodo, dietro la patina di ostilità, le idee provenienti dalla Russia hanno affascinato e influenzato l’occidente, portando alla creazione di partiti comunisti e di movimenti filosovietici nella maggior parte degli stati d’Europa. Al contrario la secolare diffidenza verso l’Islam, mai del tutto sopita, ha influito nell’esclusione della Turchia, almeno momentaneamente, dall’Unione; senza tuttavia dimenticare che questa scelta è legata anche a fattori ben più concreti, come la pena di morte, abolita in questa nazione solo da poco tempo, la frequente violazione dei diritti umani e la questione curda. Ma il più importante problema che nega l’accesso della Turchia all’Europa è un altro, ai più poco noto: la questione di Cipro. Quest’isola, con il disfacimento dell’impero ottomano, passò nel 1929 sotto il controllo degli Inglesi. L’occupazione inglese suscitò rivolte tra la popolazione spesso represse nel sangue, ma che alla fine portarono le truppe britanniche a lasciare l’isola. La nuova condizione di indipendenza riaccese però i contrasti interni fra l’etnia greca, in maggioranza, e la minoranza turca. Questo contrasto portò a vari episodi di violenza dall’una e dall’altra parte, sino a che, al proposito della parte ellenica di annettersi alla Grecia, la Turchia rispose invadendo, con l’alibi della protezione della minoranza turco-cipriota, buona parte dell’isola, cacciando i greci da quella zona e dichiarando là una repubblica autonoma; tutto ciò senza che gli Americani, dei quali la Turchia è uno dei più fedeli e strategici alleati, condannassero la palese violazione dei diritti civili, né tantomeno si scomodassero a difesa del popolo greco. Questo fa sì che, annettendo la repubblica greco-cipriota all’Unione, di fatto tutta l’Europa si trovi, almeno sul piano teorico, in guerra contro la Turchia. A questo punto rientra in gioco l’America, che, facendosi paladina dei propri interessi nel vecchio continente, ha suggerito di annettere i turchi alla UE; infatti così facendo essa potrebbe annoverare, oltre all’Inghilterra, anche un altro stato da lei fortemente condizionato all’interno del parlamento europeo. Tuttavia l’Europa, anche per rispondere alle ingerenze della potenza egemone, ha gentilmente declinato l’invito, sostenendo che, dal momento che la scelta di chi annettere riguarda i propri interessi e non quelli altrui, la decisione spetta a lei. E infatti questo allargamento si configura, almeno in parte, come una forte risposta alla politica americana di ingerenza nelle decisioni della UE, portando l’Europa ad alleanze con stati non soggetti all’influenza degli Stati Uniti, e ponendola in un rapporto privilegiato di dialogo con essi.

 

 

powered by  Liceo Berchet
web editor  Namo Web Editor 5
web design and engineer  Nu Midia Group