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da Il Giorno del 1 marzo 2003 Visualizza la foto dell'articolo I ragazzi stanno lavorando e il video sul liceo classico Berchet sarà pronto tra non molto. L'idea di preparare un supercortometraggio di una manciata di minuti, con la partecipazione di ragazzi e insegnati che parlino della scuola, è venuta al preside Umberto Diotti. L'iniziativa però non è piaciuta a tutti e alcuni ragazzi hanno levato gli scudi, accusando il capo istituto di puntare sull'apparenza, di non occuparsi di risolvere problemi più importanti e di spendere soldi pubblici per un "filmino". Insomma, un gran polverone.«Per carità!» esordisce il professor Diotti, 35 anni passati con i giovani e abituato a far da parafulmine. «Il video non costerà niente. Lo girano degli allievi bravi anche in informatica, con un insegnante. Perfino i dischetti, due, valore mezzo euro ciascuno, sono gratis. Sono i miei, li ho regalati — aggiunge sorridendo— Gli allievi che stanno lavorando al video sono gli stessi che hanno allestito il sito del liceo su Internet». Preside, ma cos'è la storia dei provini, per scegliere i volti più rappresentativi del Berchet?: «Anche questa...Senta, il filmato durerà pochi minuti e i ragazzi che vorrebbero partecipare sono tanti. Non possiamo farli parlare tutti, così dobbiamo scegliere, tra chi è più sintetico. Il bello e il brutto non c'entrano. Parleranno anche gli insegnanti, ognuno dirà la sua, lati positivi e negativi. Tutto qui». I ragazzi insistono che il liceo non ha bisogno di pubblicità. «Noi non vogliamo fare i bauscia, per dirla alla milanese, ma non abbiamo davvero bisogno di pubblicità, infatti lo scopo del filmato è un altro. Mi spiego. Noi abbiamo quasi il terrore che il numero degli studenti superi il livello stabilito. L'anno prossimo avremo 14 quarte e 14 quinte ginnasio. Arriveremo alla sezione "P". Non abbiamo bisogno di iscrizioni in più». E allora?: «Allora, tutti gli anni, tra novembre e dicembre i genitori devono decidere dove iscrivere i figli che finiscono la terza media. Hanno tempo fino al 25 gennaio. Noi abbiamo fatto una grande riunione con oltre 800 persone, in cui abbiamo parlato del liceo classico in generale e del Berchet in particolare. Oltre a questo diamo la possibilità agli studenti di 3^ media di parlare con i compagni, per sapere com'è questo liceo e già 300, che frequenteranno l'anno prossimo, sono venuti». Molti genitori, continua il preside, hanno chiesto di vedere com'è la scuola, così l'anno scorso, è stato preparato un video che il professor Diotti definisce «tradizionale», per non dire noioso: corridoi, aule, palestre, laboratori, intervallo nel cortile. Il tutto condensato in 7-8minuti, poi, per rompere la monotonia, è stata inserita una scenetta con due ragazzi che recitavano i verbi irregolari, che tanto fan penare chi studia greco antico, a ritmo di rap. La cosa è piaciuta moltissimo ai genitori e i ragazzi si sono divertiti. «Quest'anno abbiamo pensato di far parlare studenti e professori. Da qui il caos. Nient'altro. Sembrerà strano, ma abbiamo gente che soffre di essere in una buona scuola. Tutto il rumore è stato fatto per colpire me, è un problema di docenti. I ragazzi non c'entrano. Qualunque pretesto è buono. Ho scritto una lettera a insegnanti, studenti e famiglie, per dire quello che ho detto adesso». Allora si fa? «Ci mancherebbe. Certo che si fa, lo stanno preparando». di Albina Olivati Le studentesse: «Il nostro istituto non ha bisogno di questa pubblicità» Lezioni finite e le ragazze sono radunate fuori dal Berchet, ultime battute e poi a casa. Il gruppetto che abbiamo incontrato frequenta la 5^ ginnasio, sono tutte compagne di classe. Diciamo loro che desideriamo un parere sul video di cui tanto si parla. Rispondono volentieri. «Penso che la nostra scuola non abbia bisogno di propaganda. Ma lo sa che noi arriviamo fino alla lettera "P"? Ci sono tante sezioni e non ci sarebbe posto per mettere altri iscritti. Trovo che sia esibizionismo disgustoso». Giulia — è questo un nome ricorrente fra le ragazze che sentiremo — è tranchante, ma alla sua età è consentito. Della medesima idea è Federica: «Non serve la propaganda e poi non darebbe l'idea di come è davvero la scuola. Uno di terza media non si può fare un'idea giusta». Interviene una seconda Giulia, agguerrita più che mai: «Sono contro il video, primo: non serve, il Berchet è una delle scuole più note di Milano, ha già una sua immagine e la pubblictà non serve a niente. Non ne ha bisogno. Lo sanno tutti com'è. Secondo: le immagini risulterebbero filtrate. Chi guarda può pensare "che bello, che bello" e iscriversi, salvo poi scoprire che non era davvero così ed essere costretto a cambiare e questo non mi sembra corretto». Una voce fuori dal coro, è Carolina: «Non ho capito perché tutti si accaniscano contro i provini. Io credo che sia solo un video per far conoscere il Berchet, i lati più belli. Penso sia normale. Forse l'essere contro nasce da un pregiudizio». Ecco la terza Giulia che non è d'accordo con Carolina: «Sì, sono contro. Il Berchet è rinomato per la sua qualità». E se lo dite voi nel video, che male c'è?: «Un video c'è già, non ce n'è bisogno di uno che dia fama». Sono contente degli insegnanti le ragazze e se sono severi non se ne lamentano troppo, saggiamente dicono: «Servirà per dopo». Lo conferma Elena, ex allieva, oggi al I anno di Giurisprudenza alla Statale: Il Berchet è davvero già famoso e non ha bisogno di pubblicità. È un'ottima scuola, lo si vede dai voti della maturità e adesso lo vedo all'università». di Albina Olivati
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