Giovanni Mattio - pittore

Espone in Bocconi, Sala Ristorante
dal 14 Gennaio al 14 Aprile 2002
Inaugurazione il 14 Gennaio 2002 ore 18

 


TERRE PROMESSE

Giovanni Mattio nasce a Cuneo nel 1949. Dopo gli studi liceali, consegue la laurea in lettere classiche presso l'Università di Torino. Gli studi classici non abbandoneranno mai la sua attività artistica, nutrita anche dalle suggestioni della vicina Provenza e dalla assidua frequentazione di critici, poeti e artisti contemporanei. Nel 1974 inizia la sua attività espositiva, che presto si allarga alla grafica, all'incisione e alla ceramica. Dal 1986 è presente in importanti mostre personali e importanti rassegne nazionali ed europee. Dal 1989 vive ed opera a Milano, dove insegna al liceo Berchet.


ilocromo su tela - 100x100 - 2001

Nel 1992 ha origine il ciclo del telafracta, dipinti di grandi dimensioni frammentati e portati ad autonoma compiutezza. Nascono nel 1993 gli ilocromi in cui la materia assume una funzione primaria divenendo colore, forma e allusione culturale. Dello stesso anno sono gli acquaveli, sottili veline immerse in colori ad acqua che danno spessore ad una superficie cromatica trasparente. Seguono le ceramiche polimateriche Zostracon  che ricreano in una porzione d'argilla il fascino della pittura e il mistero della vita. Significativa diventa altresì l'esperienza dell'incisione che si riallaccia alla matericità dei dipinti, al segno forte, al lirismo evocativo dell'immagine.


"Tensione prismatica" - ilocromo su tela - 160x80 - 2000

Si susseguono mostre personali e collettive, tra cui la Biennale d'arte della Permanente di Milano, la Castello di Revere, la Berliner Galerie, Nizza, Antipolis.

Si occupano del suo lavoro Giorgio Seveso, Bruno Nacci, Luciano Caramel, Pierluigi Senna, Franco Migliaccio, Gianni Pre, Claudio Cerritelli, Giuseppe Possa, Giovanni Cerri. E' socio fondatore della Associazione culturale Renzo Cortina e fa parte della commissione artistica della Permanente.


ilocromo su tela - 100x100 - 2001

Presentando il catalogo della mostra Scisti, silenzi nel 1993, scrivevo: "le sue tele sono grandi e roventi cave alla cui superficie egli porta il colore della sua disposizione originaria, prima di ogni intervento selettivo dei sensi". Intendevo rimarcare non tanto la matericità di quei dipinti, che è il carattere più evidente del lavoro di Mattio, quanto una sorta di vocazione medianica, quasi che l'artista avesse come compito principale di lasciare defluire dalla terra i suoi umori, collocandoli nello spazio provvisorio inadeguato della tela, rispettandone la lingua non di rado al limite dell'inarticolato. Dopo quasi dieci anni, questa disposizione mi sembra confermata e quasi accentuata: nella forma strombata delle tele che premono per violare la convenzione bidimensionale del quadro (in una paradossale tentazione a farsi scultura); nella progressiva scomparsa o attenuazione di ogni luminosità. Gli alberi, le sagome, i volti, tutto appare sfuocato, come risucchiato o respinto nella ristretta gamma di colori che trattengono la luce, per una esuberanza primordiale, una caparbia sottrazione di senso come buchi neri delle moderne cosmogonie astronomiche. Mattio riproduce ossessivamente un solo paesaggio, più vicino alla geologia che a un qualsiasi giardino romantico. E in questo paesaggio incolla frammenti di immagini, evoca la nostra fragilità al cospetto di una natura incontaminata, favolosa, che viene prima di ciò che è definito, piacevole e composto. Che forse viene prima dell'idea stessa di bellezza.

Bruno Nacci

Orario di apertura della mostra: da lunedì a venerdì dalle ore 11 alle ore 16.
La mostra è organizzata dall'ISU Bocconi in collaborazione con l'Università Bocconi.


"Occidente" - ilocromo su tela - 160x80 - 2001